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  • GIOVANI E LAVORO: E LE COMPETENZE RELAZIONALI?

 iconaCoachingUn ricerca svela il rapporto dei giovani con il lavoro.

GIOVANI E LAVORO largeHo trovato un interessante articolo da la Repubblica di Milano sui giovani e il rapporto con il lavoro. Viene riportata la ricerca condotta dalla Fondazione Patrizio Paoletti, ente nazionale di ricerca riconosciuto dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca).
Emerge che, per i giovani tra i 18 e i 34 anni, accettare un lavoro che non esprima le proprie capacità o che non si colleghi al proprio senso della vita è una forma di adattamento non desiderabile. Non bastano i soldi. C’è una forte spinta all’autorealizzazione professionale che fa emergere audacia ma anche lungimiranza. Il 45,7% vede il lavoro come un modo per esprimere le proprie capacità; per il 33,9% è una scelta che si collega al senso e allo scopo della mia vita; infine, per il 9,7% non è importante dare un senso al proprio lavoro. Si scopre inoltre che realizzarsi professionalmente significa essere orgogliosi dei propri successi e gli insuccessi aiutano a crescere  (31%) e che quello che conta è essere pronti per la prossima opportunità (23,9%). C’è la consapevolezza che un ruolo importante lo rivesta la formazione e l’aggiornamento (20,6%).
Scorgo un punto debole sul fronte delle competenze relazionali necessarie per muoversi in autonomia nella ricerca del proprio lavoro ideale. Dalle dichiarazioni degli intervistati, dai dati che posso vedere nell’articolo, sembra che il giovane sia portato a pensare di non possedere gli strumenti giusti per muoversi autonomamente nelle relazioni determinanti il proprio futuro. Viene indicata prima di tutto la famiglia come rete relazionale.  Forse i ragazzi intendono che dalla famiglia possono avere una “mano” per trovare le conoscenze giuste o scorciatoie facili? Se così fosse, non ci vedrei niente di nuovo; significherebbe però che c’è molto da lavorare nella consapevolezza delle proprie potenzialità e nella capacità di porsi obiettivi di sviluppo. Quindi, parlando di reti relanzionali nel mondo del lavoro, al primo posto c’è sempre la famiglia (46%) e poi i formatori (17,2%); a seguire gli amici (15,8%). A margine, è interessante notare che, contrariamente a quanto si pensa, gli amici non rivestono il ruolo di principale punto di riferimento per raggiungere i propri obiettivi in campo professionale; il fenomeno social, dove la fiducia negli amici influisce sulle proprie scelte, forse si ferma alla sfera del tempo libero, degli acquisti.
Leggi l'articolo de la Repubblica