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 iconaCoachingSi va verso la richiesta di essere "guidati"?

Post individualismo

Complessità, caos, nuove tecnologie stanno togliendo forza all’individuo e alla sua autorealizzazione? Si va verso la richiesta di essere “guidati”?
E’ meglio affrontare i cambiamenti delegando l’autogoverno oppure cercando nuovi modi e nuovi alleati?

La crisi economica e finanziaria degli ultimi 10 anni ha messo in moto un repentino e profondo cambiamento sociale e culturale. Sono stati gli anni delle disillusioni e della disgregazione di molte pseudo-certezze sulle quali abbiamo costruito progetti che inevitabilmente sono andati in fumo. Nel lavoro: spariscono centinaia di professioni, quali saranno quelle del futuro? Il posto fisso è sempre più un privilegio, come costruirsi una capacità imprenditoriale? Nella famiglia: tanti uomini sperimentano l’assenza di lavoro occupandosi della casa e le donne coltivano le loro passioni, come governare un nuovo equilibrio? I figli hanno più competenze dei nonni nel mondo digitale, può essere un’occasione per riaprire un dialogo tra generazioni o sarà fonte di maggiore incomunicabilità?
Tutte queste incertezze ci stancano ancora prima di agire. Mauro Magatti, nel suo articolo, associa l’eccesso di complessità al sentirsi esausti o inermi, il senso di caos con la ricerca di un leader forte, le nuove tecnologie che ti guidano con la rinuncia ad occuparsi del proprio destino: “L’io sembra oggi pronto a consegnarsi docilmente e volontariamente nelle mani di qualcuno o qualcos’altro, che promette di risolvere quell’ingorgo di complessità che la sua stessa liberazione ha prodotto.”
Presumo che non sia questo il destino deliberato delle persone e credo che sia infine arrivato il momento per aprire una nuova fase di riflessione individuale che porterà solo come ultima istanza, per “sfinimento”, alla scelta di delegare la propria vita ad altri o ad altro. Al contrario, la naturale tensione dell’essere umano all’autodeterminazione, mi fa pensare che emergerà la necessità di rivedere le proprie convinzioni e abitudini; la prima fase sarà quella di rivedere anche la mappa dei propri alleati, puntando su quelli che permetteranno di esprimere al meglio le specifiche potenzialità, allenandole fino ad esserne consapevoli e riappropriandosi così della propria vita in nuovo contesto, profondamente cambiato. Non si tratta di individuare guide che illuminino la strada o il contesto al posto del singolo individuo, sostituendolo, ma di guide che gli permettano di dare luce e chiarezza alle proprie risorse, alla propria creatività, alla capacità di capire il nuovo contesto e di risolvere i problemi.

Finito l’individualismo? Si chiede di essere «guidati», Mauro Magatti - Corsera